Scriveva Gessi Adamoli nel 2008


23 aprile 2008  Compie settant'anni il mito della pallanuoto

Un paesino di soli seimila abitanti si ritrovò con un gruppo di campionissimi. A Recco ha vinto quindici titoli italiani da giocatore e sei da dirigente
di Gessi Adamoli

Il mito compie 70 anni. La leggenda di Eraldo Pizzo è stata celebrata dal consiglio comunale di Recco perché il Caimano è una gloria della cittadina capitale della pallanuoto italiana. La sua storia sembra la sceneggiatura di un film, magari da fare a interpretare a Silvester Stallone. Perché come Rocky non ha scuola, il suo è un talento autentico. Classe cristallina, abbinata a mezzi atletici straordinari: così nasce il mito del giocatore di pallanuoto più forte di tutti i tempi. "In pochi sanno - racconta - che all'inizio facevo nuoto. A Terni, nel 1954, sono diventato campione italiano della categoria Allievi dei 66, dei 200 dei 400 e degli 800 metri. Avevo 16 anni e non avevo mai visto una piscina, avevo sempre e solo nuotato in mare. Per evitare quel movimento delle onde che c'è comunque, anche quando il mare è calmo, nuotavo sempre con la testa fuori dall'acqua. E poi non avevo idea di cosa fosse la virata: arrivavo con quattro metri di vantaggio, puntavo i piedi per cambiare direzione e mi trovavo gli altri già alle costole. Ma li staccavo nuovamente. Non avevo stile: vincevo di forza.

Il Recco di quegli anni era una piccola società, per farmi partecipare ai campionati mi affidò al Genoa Nuoto.
Andai a Terni con loro in pullman, poi liberi tutti. Sembravo un marziano proiettato in un mondo assolutamente sconosciuto. Fortunatamente mi adottò la mamma di un ragazzo della Lazio, Berenga che poi avrebbe anche lui giocato a pallanuoto. Era lei che mi dava gli orari e le coordinate giuste. Vinsi tutto e la Federazione decise di puntare su di me, ma era fondamentale che migliorassi lo stile. Così mi ritrovai all'Aquila al centro Coni. Allenamenti massacranti e tutti uguali: 5 chilometri e mezzo al giorno con la tavoletta. Una domenica portarono i ragazzi in gita premio sul Gran Sasso, mi detti malato, andai alla stazione e salii sul primo treno. La mia esperienza con il nuoto finì quel giorno e devo dire che con la pallanuoto mi sono divertito molto di più".

La favola di Pizzo è anche quella di una cittadina che era stata distrutta dai bombardamenti durante la guerra, ma ha, come tutta l'Italia di quegli anni, la forza di reagire. Un paesino di soli 6 mila abitanti si trovò con un gruppo di campionissimi destinati e nel 1959 la Pro Recco vinse il primo dei suoi 13 scudetti in 14 anni. "Angelo Maraschi, 22 anni, era il più vecchio, Franco Lavoratori, 18 anni, il più giovane - ricorda Pizzo - Eravamo tutti di Recco, ma non c'è una spiegazione del perché un gruppo di campioni fosse nato nello stesso paese nello spazio di soli quattro anni. L'allenatore era mio fratello Piero anni ne aveva 25. Noi ragazzi del dopoguerra avevamo un solo divertimento: giocare a pallanuoto. Da maggio ad ottobre eravamo in mare con un vecchio pallone di cuoio che subito si inzuppava".

Per la cronaca il futuro Caimano è nato a Teglia. "Mio padre venne assunto come operaio specializzato alla San Giorgio. Non esistevano i pendolari, si trasferì con la famiglia in blocco. Ma poi dopo un paio d'anni tornammo a Recco". Anche i dirigenti della Pro Recco vogliono che il campioncino migliori il suo stile in acqua. "Si fissano - spiega Pizzo - che quello stile particolare è dovuto ad un problema di tonsille. Decidono che devo essere operato e per me quello è l'inizio di un calvario. Non avevo mai avuto problemi, da quel momento faccio una bronchite dietro l'altra. Ma, quel che è peggio, ho anche frequenti e violentissimi attacchi di asma".

L'asma finisce per limitare la sua carriera in Nazionale. "È un problema - sorride Pizzo - anche di aspirapolvere... Nei paesi dell'est è arrivato con 20 anni di ritardo, le trasferte in Russia, Ungheria e Jugoslavia per me erano un calvario. Tendoni alle finestre o vecchi tappeti pieni di polvere: respirare diventava un incubo. Per fortuna venne inventata una pastiglia contro l'asma. Non mi faceva chiudere occhio per tutta la notte, ma vuoi mettere piuttosto che sentirsi come soffocare".
In Nazionale ha giocato 160 partite. "L'attività era molto più ridotta, non c'era il mondiale e gli europei si giocavano una volta ogni quattro anni. Gli avversari sempre gli stessi: cattivi gli slavi, fantasiosi gli ungheresi, duri ma leali i russi. Proprio con i russi si era creato un rapporto di grande amicizia. In acqua facevamo la lotta e a volte volevano anche i pugni, ma fuori c'erano stima e affetto. No, il caviale non c'entra, anche se è vero che loro lo portavano fuori dall'Urss di nascosto e che io e Lonzi avevamo creato una sorta di piccola organizzazione per acquistarlo e poi smistarlo".Con la Nazionale ha vinto le Olimpiadi e sul suo sito (www.eraldopizzo.it) si può trovare la foto della mitica Cinquecento bianca con Anna, la futura signora Pizzo, a fare da modella, che la Fiat regalò ai componenti della squadra campione. Con il Recco ha vinto 15 scudetti da giocatore e 6 da dirigenti (direttore generale, direttore tecnico ed anche presidente). "Uno scudetto l'ho vinto anche con il Bogliasco. Avevo 43 anni e avevano detto che ero troppo vecchio per il Recco... Mi richiamarono l'anno dopo e chiusi la carriera con un altro scudetto. Ma sono state grandi soddisfazioni anche le due promozioni in serie A: con la Pro Recco a 16 anni e con il Pescara a 40 suonati". Un'altra vittoria indimenticabile è la Coppa dei Campioni nel 1964. "A Milano, alla piscina Costoli: quattro squadre e girone all'italiana. Ogni giorno partiva una littorina speciale da Recco, fermava a Nervi, Brignole, Principe e perfino a Sampierdarena a caricare tifosi. La finale fu contro il Partzian Belgrado. Risultato calcistico: 1 a 0. Rete di Franco Lavoratori".

Si ritroveranno in molti a festeggiare i suoi 70 anni, ma ci saranno anche alcuni vuoti incolmabili. Se n'è andato da poche settimane il fratello Piero, che da giocatore dovette inventarsi allenatore dopo che fu squalificato a vita. E non ci sono più nemmeno più due di quegli anni straordinari ragazzi di Recco che in acqua hanno vinto tutto: Franco Lavoratori e Mario Cevasco. Ma a Eraldo manca anche tanto un avversario:
Fritz Dennerlein. Forse il più temibile di tutti, da giocatore ("era un funambolo") ma soprattutto da allenatore. Perché inventò la zona, un modulo inedito che ora applicano in tutto il mondo, disorientò il Recco che in campionato non perdeva da 10 anni (153 partite utili consecutive) e portò lo scudetto alla Canottieri Napoli. "Manchi alla pallanuoto e a me non puoi immaginare quanto. Ripenso a quanto tempo ho passato a disprezzarti solo perché eri "il nemico", l'unico che metteva in difficoltà la mia splendida Pro Recco e rimpiango tutto quel tempo che ho passato senza conoscerti veramente", scrive Pizzo sul suo sito. E vicino c'è una foto di Eraldo con il suo nipotino. Il piccolo Federico che tutti chiamano Fritz...

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